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L’attacco ischemico transitorio o più semplicemente TIA, è un deficit neurologico, temporaneo e reversibile, che si verifica in seguito a una riduzione del flusso di sangue al cervello causato da un grumo (embolo o coagulo) oppure da un restringimento dei vasi sanguigni dovuto a placche di colesterolo.

Questa condizione determina una sofferenza per il cervello (ischemia), la cui durata varia da pochi minuti a un massimo di 24 ore. Se si protrae oltre le 24 ore si parla di ictus.

Pur non causando danni permanenti un attacco ischemico transitorio non va mai trascurato. Potrebbe trattarsi del primo indizio di una predisposizione all’ictus: un caso di ictus su cinque è preceduto da un episodio di TIA.

Fornire un dato preciso sulla reale incidenza del TIA sulla popolazione è complicato in quanto, essendo transitorio, a volte il paziente non ne dà importanza e il disturbo passa inosservato.

Il valore di incidenza del TIA, seppur vago, conta in Italia circa 60.000 episodi all’anno.

Il TIA colpisce maggiormente:

  • Le persone anziane (il 75% degli individui colpiti ha più di 65 anni);
  • Più uomini che donne, specie prima di raggiungere l’età anziana;
  • Individui di etnia africana, asiatica e caraibica, a causa di una predisposizione a diabete e malattie di cuore.

Cause e Sintomi

Le cause principali del TIA possono essere distinte in fattori di rischio modificabili e non.

Per modificabili si intendono tutte quelle circostanze per le quali esiste un rimedio farmacologico o di tipo comportamentale quali:

  • ipertensione arteriosa
  • cardiopatie
  • diabete
  • colesterolo
  • sovrappeso e obesità
  • fumo e fumo passivo
  • abuso di alcol e abuso di sostanze stupefacenti

Per fattori di rischio non modificabili si intendono le caratteristiche del paziente sulle quali non è possibile intervenire come:

  • familiarità con TIA, infarto e ictus;
  • età superiore ai 55 – 60 anni;
  • il genere (il TIA interessa maggiormente il genere maschile rispetto a quello femminile);
  • l’etnia (le popolazioni africane, asiatiche e caraibiche sono le più interessate).

I sintomi variano a seconda dell’area cerebrale coinvolta e richiedono attenzione immediata. I più comuni sono:

  • debolezza o intorpidimento improvviso in un lato del corpo;
  • difficoltà nel parlare;
  • visione offuscata;
  • vertigini.

Cosa fare in caso di TIA?

Quando si presentano i primi sintomi bisogna chiamare immediatamente il 118 segnalando la probabile presenza di TIA o Ictus.
Una volta in ospedale verranno eseguiti gli esami necessari di accertamento.
È quantomai fondamentale una valutazione medica immediata, infatti, l’identificazione tempestiva dei fattori di rischio è fondamentale per ridurre il rischio di ictus successivi.
Tra le valutazioni necessarie troviamo:

  • Monitoraggio della pressione arteriosa: verrà controllata perché l’ipertensione può determinare TIA.
  • Esami del sangue: per valutare il colesterolo e un eventuale diabete, oltre ad esami più specifici.
  • Elettrocardiogramma ECG: può identificare ritmi cardiaci anomali, come la fibrillazione atriale, che espongono al rischio di TIA.
  • Ecografia carotidea: permette di capire se ci sono restringimenti o blocchi nelle arterie del collo che portano il sangue al cervello.
  • Scansioni cerebrali: Risonanza Magnetica e TAC vengono solitamente eseguite solo se non si riesce a stabilire chiaramente la parte del cervello colpita.

Le valutazioni sono necessarie per effettuare diagnosi puntuali, in modo da risalire all’anomalia vascolare che ha provocato il TIA e impostare la terapia.

Trattamenti post TIA

Lo scopo principale del trattamento indicato dopo un TIA consiste nella prevenzione di un secondo attacco o di un ictus cerebrale.
È fondamentale modificare il proprio stile di vita, adottandone uno più salutare e seguire diligentemente le disposizioni impartite dal medico come:

  • abolizione del fumo e del consumo di alcol;
  • adozione di una dieta leggera ed equilibrata, con pochi grassi privilegiando quelli vegetali e ricca di frutta e verdura;
  • una regolare pratica di attività fisica;
  • una terapia farmacologica definita dal medico in base alla causa scatenante e allo stato del paziente.

È sempre opportuno consultare il proprio medico per una valutazione e una terapia adeguata in base alle proprie esigenze e necessità.

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