Magazine Fibrillazione Atriale, ICTUS

«La Fibrillazione Atriale è un’aritmia, il cuore cioè batte in modo irregolare, ed è l’aritmia più diffusa al mondo», spiega Carlo Pappone, responsabile dell’Unità di Aritmologia clinica ed elettrofisiologia al Policlinico San Donato di Milano. «Ed è vero, risulta in aumento esponenziale, da un lato perché oggi viene riconosciuta più facilmente con i sistemi diagnostici di cui disponiamo, ma dall’altra la crescita è reale in quanto assistiamo a un invecchiamento della popolazione […] è una patologia tra le più importanti del mondo moderno che si trova sia in persone dal cuore sano sia in altre col cuore malato di altre patologie».

La gestione di un alto numero di pazienti colpiti da Fibrillazione Atriale costituisce un peso sempre maggiore per i sistemi sanitari di tutto il mondo in termini di costi della gestione dell’ICTUS e della terapia, sia nel caso di pazienti ospedalizzati che di pazienti ambulatoriali. La Fibrillazione Atriale sta diventando rapidamente uno dei problemi di salute più importanti ed una criticità dei sistemi sanitari.

Nel 2017 sono emersi dati significativi di economia sanitaria sul Global Anticoagulant Registry in the Field – Atrial Fibrillation (GARFIELD-AF) presentati al Congresso ESC organizzato dalla European Society of Cardiology. In linea generale i dati mostrano che, in tutta Europa, la Fibrillazione Atriale comporta elevati oneri finanziari, economici e umani; inoltre, a seconda delle aree geografiche, la quantità e il tipo di servizi sanitari a cui i pazienti ricorrono variano in maniera significativa.

Nella presentazione dal titolo “Il peso della Fibrillazione Atriale nei Paesi europei maggiormente popolati: prospettive dal registro GARFIELD-AF”, sono emersi ad esempio dati sulle spese di ricovero ambulatoriale che in Italia toccano l’83,7% dei costi totali.

A tal proposito i dati riportati dallo studio del professor Mantovani, Professore Associato di Salute Pubblica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, insieme a colleghi e ricercatori internazionali, hanno evidenziato il differente peso economico della Fibrillazione Atriale nei 5 Paesi europei maggiormente popolati nel primo anno dalla diagnosi (Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna).

Il professore Mantovani, ritiene che «la variabilità osservata nelle voci di costo dei cinque Paesi europei dipenda, molto probabilmente, dalle pratiche di rimborso sanitario e non dalle differenze specifiche delle condizioni dei pazienti o dal tipo di cura. Il miglioramento dei risultati sui pazienti più giovani avrebbe un notevole impatto in termini di costi sociali». « Inoltre -continua- in termini di utilizzo di risorse sanitarie, il passo successivo è mettere in relazione i risultati clinici dei pazienti affetti da Fibrillazione Atriale delle varie aree analizzate per comprendere il rapporto costi/efficacia delle varie strategie di gestione del paziente, e individuare così l’approccio più vantaggioso».

Gli autori della presentazione sono quindi giunti alla conclusione che sulla base delle dinamiche della popolazione, l’attuale onere economico, finanziario e umano della Fibrillazione Atriale è quasi certamente destinato a crescere e causa gravi criticità nei sistemi sanitari. Questi dipende sia dai costi diretti che indiretti per la sua gestione. Per costi diretti si fa riferimento ai ricoveri, visite mediche e ambulatoriali, prescrizioni, test di laboratorio, cure permanenti. Gli alti costi annuali diretti per paziente sono simili in Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna. Si parla ad esempio del 2,6% delle spese ospedaliere in Francia e del 0,9%-2,4% delle spese totali annuali in Gran Bretagna. I costi indiretti invece riguardando la perdita di produttività e il sostegno fornito dai Caregiver (badanti, assistenza domiciliare..).

Un altro fattore da non sottovalutare è il rapporto causa-effetto tra Fibrillazione Atriale ed ICTUS. Quando nella Fibrillazione atriale il cuore, batte in modo irregolare non permettendo l’idoneo pompaggio del sangue, tende a ristagnare provocando dei coaguli (o trombi), i quali, immettendosi nel circolo sanguigno portano all’occlusione delle arterie del cervello provocando un ICTUS ischemico. Uno dei principali obiettivi della prevenzione agli individui con fibrillazione atriale è dunque prevenire l’ICTUS, impedendo la formazione di trombi.

Per questo motivo un importante dato rilevato è quello sui costi per la cura dell’ICTUS. Essi, oltre ad essere elevati, contribuiscono in modo sostanziale al costo totale della gestione per la Fibrillazione Atriale. Si è stimato che, ad esempio nel 2015, l’ICTUS sia costato 45 bilioni di euro l’anno nell’Unione Europea.

Con questi dati, la conclusione è univoca: educare alla prevenzione dello screening è la via più idonea per ammortizzare i costi della sanità e per portare vantaggi alla salute della popolazione. Questo è possibile anche grazie all’efficacia della misurazione della Pressione con la tecnologia Microlife AFIB Sens rilevata e documentata dall’Istituto NICE – National Institute for Health and Care Excellence con uno studio di farmaco-economia specifico. Le evidenze dello studio hanno portato alla pubblicazione di apposite linee guida che raccomandano la tecnologia Microlife AFIB Sens dell’apparecchio Watch BP Home per lo screening Fibrillazione Atriale nel Primary Care.

La prevenzione e il risparmio generato dallo screening della Fibrillazione Atriale nel primary care con Microlife AFIB Sens, applicando le evidenze e le valutazioni delle linee guida NICE ai dati di prevalenza in Italia, produrrebbe i seguenti risultati:

  1. evitare 2.545 ICTUS fatali;
  2. risparmiare 62.643.879 euro.

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