Magazine Fibrillazione Atriale

La Fibrillazione Atriale, un’irregolarità del battito cardiaco, causa principale del rischio ICTUS, è stata inserita nelle nuove linee guida per la diagnosi e il trattamento della Fibrillazione Atriale ESC 2020, realizzate da European Society of Cardiology (ESC)/European Association of Cardio-Thoracic Surgery (EACTS). Le linee guida ESC 2020 mettono in primo piano il ruolo del paziente. Inserire in primo piano il ruolo del paziente nella gestione della Fibrillazione Atriale vuol dire riuscire a capire le esigenze, la diagnosi e la gestione della malattia confrontandosi con il paziente stesso in un percorso di coinvolgimento.

 “I pazienti vogliono essere coinvolti nelle decisioni che riguardano la propria assistenza e le loro preferenze dovrebbero essere rispettate”, ha commentato Gerghard Hindricks, direttore medico dell’Rhythmology Department dell’Heart Centre Leipzig e figura chiave della task force che si è occupata della stesura delle linee guida. Il nuovo documento ESC/EACTS raccomanda quindi di gestire i casi di Fibrillazione Atriale attraverso un piano individualizzato di trattamento stabilito in accordo con il paziente e i suoi familiari, discutendo punti di forza e di debolezza di ogni opzione che abbia a che fare con la terapia grazie al supporto di un’equipe multidisciplinare che includa cardiologi, infermieri e altre figure di riferimento. Inoltre, si suggerisce di valutare ciclicamente l’andamento del trattamento in relazione alla prospettiva del paziente, raccogliendo in modo continuativo informazioni su qualità di vita, sintomi, funzionamento cognitivo su abilità al lavoro e attività fisica.

Per quanto riguarda la gestione clinica della Fibrillazione Atriale, le nuove linee guida raccomandano di seguire il modello ABC (Atrial Fibrillation Better Care). In sintesi, questo approccio si basa su tre elementi fondamentali:

–             A (Anticoagulation/Avoid stroke): include l’impiego di trattamenti anticoagulanti per la prevenzione dell’ICTUS nei pazienti a basso rischio;

–             B (Better symptom management): fa riferimento al controllo della frequenza cardiaca e del ritmo cardiaco attraverso terapie mediche e procedure interventistiche;

–             C (Cardiovascular and Comorbidity optimisation): riguarda gli interventi finalizzati alla gestione della compresenza di patologie che possono accompagnarsi alla Fibrillazione Atriale, come l’ipertensione, e al raggiungimento di uno stile di vita più sano, come la cessazione dal fumo, la riduzione del consumo di alcol, un’alimentazione più salutare e un’attività fisica di moderata intensità.

Un ulteriore elemento di interesse riguarda poi le indicazioni relative allo screening preventivo. Infatti, negli ultimi anni sono state sviluppate alcune applicazioni smartphone, sensori indossabili e altre tecnologie in grado di evidenziare possibili casi di Fibrillazione Atriale.

Ad oggi la tecnologia più testata e clinicamente validata per lo screening della Fibrillazione Atriale in ambito domiciliare ambulatoriale, secondo rigidi protocolli scientifici è quella Microlife AFIB e AFIB Advaced, che permettono ai misuratori di pressione Microlife di rilevare la Fibrillazione Atriale fornendo dati attendibili e precisi anche con una singola misurazione.

Ne sono una conferma le linee guida “Diagnosis and assessement of hypertension” del National Institute for Health and Care Excellence che raccomandano i misuratori Microlife dotati di algoritmo AFIB Sens. La SIIA sostiene che «è raccomandabile, durante la misurazione, verificare la presenza o meno di “possibili aritmie come la Fibrillazione Atriale (fattore di rischio ICTUS) con apparecchi dotati di algoritmo validato per questa rilevazione”» come quello di Microlife.

In poche parole, rispetto alla precedente versione del 2016 sono numerose le modifiche: non sono solo state aggiornate con i risultati dei numerosi studi clinici ma rappresentano un vero e proprio cambio di paradigma per la diagnosi, la classificazione e la gestione della malattia, a partire dalla raccomandazione di posizionare il paziente al centro del percorso e promuovendo la prevenzione ad eventuali ulteriori rischi grazie all’utilizzo di dispositivi medici con tecnologie validate.

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