Magazine Dott.ssa Nucera, Fibrillazione Atriale, ICTUS

A cura di
Dott.ssa Antonia Nucera
Medico, Neurologo, ricercatrice e docente specializzata in Neurosonologia e malattie rare, neurologa d’emergenza. Vice Presidente del Comitato scientifico A.L.I.Ce. Italia (Associazione Lotta Ictus Cerebrale).


Lo sviluppo di alcuni registri di popolazione sugli ICTUS ha permesso di conoscere meglio i dati epidemiologici descrittivi e la loro evoluzione nel tempo e nello spazio e di identificare così l’incidenza generale come anche della mortalità nel tempo.

Grazie agli studi epidemiologici è stato possibile identificare la storia naturale della malattia, i fattori di rischio ed i fattori prognostici, a trovare i substrati dei meccanismi della malattia, a capire le cause sottostanti, a conoscere i gruppi di persone e le aree geografiche in cui la patologia è presente, tutti elementi utili ai sistemi sanitari ed alla politica per sviluppare programmi atti a ridurre il rischio di stroke (ICTUS), mortalità per stroke (ICTUS) e disabilità.

Ad oggi si stima che 80 milioni di persone siano state colpite da ICTUS nel mondo e che 50 milioni abbiano una disabilità in esito. Gli studi e l’esperienza sul campo dimostrano che fornire al cittadino gli strumenti per una prevenzione ottimale e un corretto percorso diagnostico-terapeutico, sono il presupposto per la lotta all’ICTUS.

L’ICTUS rappresenta globalmente la seconda causa di morte e la terza di disabilità. Nei paesi europei l’incidenza di ICTUS varia tra 95 e 290 nuovi casa per 100.000 abitanti all’anno ed ogni anno vi sono 650.000 decessi causato da ICTUS. Nei paesi sviluppati l’incidenza si è ridotta del 42% nelle ultime 4 decadi grazie al migliore controllo dei fattori di rischio. L’ICTUS ischemico rappresenta la maggior parte di tutti gli ICTUS, 65-90%, seguito dalle emorragie intraparenchimali, 10-25%, e dalle emorragie sub aracnoidei, 0,5-5%.

In Italia, l’incidenza grezza oscilla tra 144 e 293/100.000/anno.  Nell’età giovanile (età < a 45 anni) è pari a circa 7-10 /100.000/anno.

 Negli ultimi anni l’incidenza dell’ICTUS ischemico si è ridotta nei soggetti di età ? 60 anni (controllo dei fattori di rischio), mentre è rimasta immodificata in quelli di età tra i 45 ed i 59 anni.

Fibrillazione Atriale e ICTUS, una relazione pericolosa

Con circa 500 mila casi in Italia e 60mila nuove diagnosi ogni anno, la Fibrillazione Atriale è il disturbo del ritmo cardiaco più diffuso e se ne sente parlare spesso. Tuttavia ancora in pochi conoscono veramente quali rischi comporta.

La Fibrillazione Atriale non è pericolosa di per sé. Il vero pericolo è rappresentato dalle sue complicanze, a partire dall’ICTUS cerebrale.

La Fibrillazione Atriale è l’aritmia più diffusa nella popolazione generale e la sua prevalenza tende a crescere con l’aumentare dell’età. La Fibrillazione Atriale (FA) è la forma più comune di aritmia ed è un problema legato alla frequenza del ritmo cardiaco. Durante un’aritmia il cuore può battere troppo velocemente, troppo lentamente o in maniera irregolare. La Fibrillazione Atriale avviene se i segnali elettrici rapidi e caotici provocano la Fibrillazione delle due camere superiori del cuore, gli atri.

 Nella Fibrillazione Atriale, il cuore non si contrae con la forza con la quale dovrebbe. Questo può provocare un ristagno di sangue nel cuore con conseguente formazione di coaguli. Quando questi coaguli di sangue si spostano possono avanzare fino al cervello, dove rischiano di rimanere intrappolati in un’arteria cerebrale ristretta, bloccando così la circolazione e provocando un ICTUS.

La Fibrillazione Atriale colpisce circa l’1,5-2% della popolazione generale mondiale con una prevalenza che aumenta con l’età (0,1% sotto i 55 anni, 8-10% oltre gli 80 anni). La maggior parte dei pazienti affetti ha quindi più di 65 anni; gli uomini sono generalmente più colpiti rispetto alle donne.

 Oltre 6 milioni di Europei presentano questa forma di aritmia e si prevede che la sua prevalenza raddoppierà nei prossimi 50 anni con il progressivo invecchiamento della popolazione. Il peso della Fibrillazione Atriale a livello mondiale e la gestione di un alto numero di pazienti colpiti da Fibrillazione Atriale costituiscono un peso sempre maggiore per i sistemi sanitari di tutto il mondo in termini di costi della gestione dell’ICTUS e della terapia.

La Fibrillazione Atriale è spesso associata a sintomi; i più frequenti sono: palpitazioni, dispnea, debolezza o affaticabilità, raramente sincope, dolore toracico. Frequentemente è comunque asintomatica o se sono presenti sintomi non vengono riconosciuti dal paziente, che si limita ad adeguare il proprio stile di vita. Un esempio è la riduzione della tolleranza allo sforzo.

Tuttavia, più di recente è stato messo in evidenza come non sia propriamente la Fibrillazione Atriale ma più probabilmente la cardiomiopatia atriale, una condizione strutturale delle pareti cardiache, a provocare il cardio embolismo. Ad ogni modo, in pazienti fibrillanti la prevenzione primaria e secondaria con terapia anticoagulante si è dimostrata efficace nel ridurre il rischio di ICTUS ischemico.

Cosa c’entra la Fibrillazione Atriale con l’ICTUS?

Nella Fibrillazione Atriale il cuore, battendo in maniera irregolare, non riesce a pompare bene il sangue, che tende così a ristagnare nell’atrio formando dei coaguli (o trombi). Se questi si distaccano ed entrano nel circolo sanguigno, possono occludere le arterie causando un’embolia arteriosa periferica o, quando ciò si verifica in corrispondenza di un’arteria del cervello, possono provocare un infarto cerebrale (ICTUS). Un obiettivo della terapia per i pazienti con Fibrillazione Atriale è dunque prevenire l’ICTUS, impedendo la formazione di trombi.

Il 20% degli ICTUS è legato alla Fibrillazione Atriale e la grande maggioranza dei trombi che colpiscono i malati cronici di questa aritmia originano nell’auricola sinistra, una piccola appendice collegata all’atrio sinistro del cuore.

Gli strumenti diagnostici sono, l’elettrocardiogramma e l’Holter ECG 24 ore che integrano una visita cardiologica.

Prevenzione

La Fibrillazione Atriale è un importante fattore di rischio e comporta un aumento del rischio di ICTUS di 5 volte rispetto alla popolazione generale. Con l’invecchiamento della popolazione, il peso a livello globale dell’ICTUS correlato a Fibrillazione Atriale continuerà ad aumentare. La prevalenza di ICTUS nei pazienti di età superiore ai 70 anni affetti da Fibrillazione Atriale raddoppia ogni dieci anni.  Inoltre, gli ICTUS correlati a Fibrillazione Atriale sono associati ad esiti più gravi rispetto agli ICTUS non correlati a Fibrillazione Atriale. Il trattamento della Fibrillazione Atriale mira a ridurre i sintomi e il rischio di gravi complicanze ad essa associate, come l’ICTUS. La terapia di base per la riduzione del rischio di ICTUS correlato a Fibrillazione Atriale è la terapia anticoagulante orale (OAC). Inoltre, gli approcci non farmacologici, come la chiusura dell’auricola sinistra (LAA), offrono un’alternativa terapeutica, per esempio ai pazienti con Fibrillazione Atriale non valvolare che necessitano di un trattamento per la possibile formazione di trombi nella LAA e che sono controindicati alla terapia con anticoagulanti orali.

 Lo screening per la Fibrillazione Atriale non diagnosticata è probabilmente una delle principali strade da intraprendere per migliorare la prevenzione dell’ICTUS nella Fibrillazione Atriale e per migliorare sopravvivenza, la funzione sociale e la vita dei pazienti.

Le dieci regole per prevenire la Fibrillazione Atriale

  1. Evitare obesità e sovrappeso
  2. Evitare l’abuso di alcool
  3. Abolire il fumo di sigaretta
  4. Svolgere un’attività fisica e sportiva moderata, evitando gli eccessi
  5. Tenere sotto controllo la Pressione Arteriosa (consigliabile l’utilizzo di  misuratori validati per evidenziare possibile presenza di Fibrillazione Atriale) e curare l’Ipertensione
  6. Tenere sotto controllo la glicemia e curare il diabete
  7. Curare le apnee ostruttive nel sonno
  8. Dopo i 65 anni prestare attenzione al rilievo del polso in occasione di visite mediche
  9. Eseguire un elettrocardiogramma in caso di riscontro di polso irregolare
  10. Dopo i 50 anni, in caso di familiarità per Fibrillazione Atriale sottoporsi a visita cardiologica.

Uno studio pubblicato dalla rivista ufficiale dell’American Medical Association, condotto da un gruppo di ricerca dello Scripps Research Institute ha dimostrato che la Fibrillazione Atriale è diagnosticata più facilmente grazie ai più recenti dispositivi sanitari portatili. Stando alle conclusioni dello studio, questi dispositivi sono utili in modo particolare per i soggetti considerati a rischio, nei quali la malattia è presente ma non ancora diagnosticata: lo studio ha evidenziato un’efficacia fino a tre volte superiore rispetto agli standard. È un dato promettente nel contesto di una patologia in cui la diagnosi tempestiva è cruciale per minimizzarne l’impatto. Circa un terzo dei pazienti affetti da Fibrillazione Atriale è asintomatica: trattandosi di una forma di aritmia particolarmente insidiosa, una diagnosi ritardata o uno screening poco efficace possono avere conseguenze nefaste. Stesso risultato è stato raggiunto da una campagna di prevenzione effettuata in Emilia-Romagna qualche anno fa dal titolo. “Ascolta il tuo cuore per salvare il tuo cervello”, con lo scopo di prevenire l’ICTUS individuando una Fibrillazione Atriale silente. L’utilizzo di un dispositivo, in quel caso Microlife AFIB, ha permesso la diagnosi di Fibrillazione Atriale in pazienti asintomatici che sono stati subito sottoposti ad una terapia con anticoagulante, eliminando il rischio di un evento ischemico cerebrale che sappiamo cosa comporta nella vita di una persona che ne rimane colpito e nella vita dei suoi familiari.

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