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COME RILEVARE UNA FIBRILLAZIONE ATRIALE ASINTOMATICA NELLO STUDIO DEL MEDICO DI FAMIGLIA

A cura di
Dott. Giuliano Ermini
Presidente provinciale a Bologna della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG). Ha portato avanti più di 20 pubblicazioni a stampa in tema di prevenzione cardiovascolare, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco e gastroenterologia.


La Fibrillazione Atriale (FA) è l’alterazione del ritmo cardiaco più frequente dopo le extrasistoli sia atriali che ventricolari. La sua importanza è legata alla sua pericolosità.

Il ritmo irregolare dell’atrio sinistro del cuore, causato dalla Fibrillazione, non permette la fuoriuscita completa del sangue verso l’aorta. Tutto questo comporta un ristagno di sangue nell’atrio che può determinare la formazione di coaguli (trombi), questi poi spinti dalla contrazione cardiaca possono defluire nell’aorta e quindi nelle arterie che da lei si dipartono per irrorare tutti gli organi e gli apparati corporei e provocarne delle ostruzioni (tromboembolie).

L’evento tromboembolico più grave e che oltre a minacciare la vita può causare danni irreversibili invalidanti è quello che può avvenire nel cervello causando l’ICTUS cerebrale o stroke all’inglese. Chi ha una Fibrillazione Atriale rischia un ICTUS 5 volte di più rispetto a chi non l’ha. Circa un quarto di tutti gli ICTUS dopo gli 80 anni è causato dalla Fibrillazione Atriale e gli ICTUS da Fibrillazione Atriale sono più mortali ed invalidanti rispetto a quelli causati da arteriosclerosi.

Per evitare la temibile comparsa dell’ICTUS bisogna al più presto trattare con anticoagulanti le persone a cui viene riscontrata; unica possibile eccezione: chi ha meno di 65 anni e non ha Ipertensione Arteriosa, diabete o problemi cardiocircolatori precedenti.

La Fibrillazione Atriale può anche determinare un’insufficienza della forza di contrazione del cuore, soprattutto quando interviene in un cuore già indebolito per l’età o per altre patologie, e può essere causa o anche effetto del cosiddetto scompenso cardiaco, patologia grave che se non trattata adeguatamente può condurre a morte in poco tempo.

Ma, anche se sappiamo come trattare la Fibrillazione Atriale e come prevenire i danni che potrebbe causare, il problema non è così semplice, perché si presenta spesso senza sintomi (in questo caso è definita Fibrillazione Atriale silente o Fibrillazione Atriale asintomatica), quindi può decorrere senza che si abbia la consapevolezza di esserne portatori e purtroppo ci se ne può accorgere solo quando è già intervenuto un ICTUS cerebrale o uno scompenso cardiaco. Per questo motivo il portatore di una Fibrillazione Atriale silente, mancando la diagnosi dell’aritmia e di conseguenza senza la prescrizione di un’appropriata terapia anticoagulante, è più a rischio di ICTUS.

UNA SFIDA PER LA MEDICINA

La sfida della medicina è riuscire a rilevare la Fibrillazione Atriale anche quando questa è ‘silente’! Per raggiungere questo scopo vengono impiegate tecniche di screening simili a quelle usate in altri ambiti della medicina, soprattutto in oncologia.  A questo fine si individuano le categorie di persone che da indagini precedenti sono considerate più a rischio di sviluppare la Fibrillazione Atriale e si sottopongono ad indagini adeguate al suo riscontro.

Le persone più a rischio di Fibrillazione Atriale, quindi quelle a cui rivolgere più attenzione, e potenziali oggetto di screening sono quelle con le condizioni riportate in figura. La predisposizione genetica, il sesso maschile e l’età avanzata sono comunque i rischi maggiori.

I metodi per l’individuazione di una Fibrillazione Atriale silente sono molteplici. L’esecuzione di un elettrocardiogramma (ECG) classico è l’indagine più precisa ed è considerato il gold standard per la rilevazione della Fibrillazione Atriale; è ovvio, però, che l’ECG comporta un’organizzazione e un tempo di esecuzione che poco di adattano ad uno screening delle molte persone con i rischi indicati nella figura. Più semplice, meno costoso e non interferente con la normale attività giornaliera di uno studio di medicina generale è la rilevazione del battito cardiaco attraverso la palpazione del polso; metodo che però non è dotato di un grande potere predittivo, perché sono numerose le rilevazioni di false positività (cioè un numero rilevante di casi sospetti di Fibrillazione Atriale non è confermato dall’ECG successivo).                        

LA CONTEMPORANEA RILEVAZIONE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA E DEL RITMO CARDIACO

Molti meno falsi positivi si riscontrano con l’uso di apparecchi automatici per misurare la Pressione Arteriosa (sfigmomanometri automatici) idonei anche ad analizzare le pulsazioni cardiache; anche questi strumenti non influiscono nella pratica giornaliera del medico che può sfruttare così l’opportunità della rilevazione del ritmo cardiaco attraverso una normale rilevazione pressoria.
L’utilità di questi apparecchi nell’individuazione di Fibrillazione Atriale silente è stata recentemente dimostrata da uno studio eseguito in Veneto che vedeva coinvolti 76 medici di medicina generale che hanno monitorato per un anno nel loro ambulatorio la Pressione Arteriosa di 14987 persone con più di 64 anni usando uno sfigmomanometro automatico facilmente reperibile in qualsiasi negozio di sanitari o farmacia (Microlife WatchBP Office AFIB) (International Journal of Cardiology 322 (2021) 265–270).

ALTRE METODICHE DI RILEVAZIONE

Esistono anche altri strumenti più o meno semplici che possono rilevare un’aritmia cardiaca. Oggi sono in commercio telefoni cellulari, orologi, cinture e magliette che hanno anche questo scopo; ne sono stati contati più di 400 nel mondo!

La diagnosi della Fibrillazione Atriale ‘scovata’ sia con gli sfigmomanometri che con gli strumenti accennati sopra necessita sempre la conferma attraverso un misuratore della pressione automatico preciso e scientificamente validato o attraverso l’esecuzione successiva di un ECG, perché, anche se raramente, può comunque essere un’irregolarità del battito cardiaco di altra origine (falso positivo).

L’eliminazione dei falsi positivi può avvenire se si usano strumenti più complessi e di uso esclusivamente specialistico cardiologico; questi sono essenzialmente dispositivi sia esterni (es. Holter) che interni (impiantabili sottocute con un piccolo intervento chirurgico) che registrano il tracciato elettrocardiografico da 24 ore a più settimane.

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ICTUS: COME PREVENIRLO CON L’ATTIVITÀ FISICA

Si crede che l’ICTUS colpisca prevalentemente gli anziani, ma solo in Italia esistono più di 30.000 persone giovani che ne sono state colpite, anche in modo invalidante. Ogni 6 secondi una persona nel mondo viene colpita da ICTUS al cervello, indipendentemente dall’età o dal sesso. In Italia ogni giorno 660 persone, circa 240.000 ogni anno, vengono colpite da ICTUS.

Un dato finale: gli uomini nell’età compresa tra i 50 e i 70 anni sono a maggiore rischio ICTUS rispetto alle donne, soprattutto nei paesi nordici dove è più alto il consumo di grassi animali.

Lo stile di vita è la base di partenza di ogni azione di prevenzione dell’ICTUS, oltre ad una corretta dieta e stile di vita è altrettanto importante svolgere una quotidiana e costante attività fisica.

Il 43% degli italiani non svolge nessun tipo di attività fisica nel tempo libero. Questo è un dato allarmante, perché l’attività fisica moderata dovrebbe essere alla base di uno stile di vita sano.

Benefici cardiovascolari e metabolici dell’attività fisica

L’attività fisica agisce positivamente su diversi fattori che riguardano l’ICTUS da vicino: Fibrillazione Atriale, invecchiamento, Pressione Arteriosa, patologie croniche, cardiovascolari, metaboliche.

Una attività fisica graduale, sana, regolare e senza sforzi aumenta il colesterolo buono (HDL), diminuisce quello cattivo (LDL), abbassa la Pressione Arteriosa e i livelli di glicemia ma, soprattutto, riduce il rischio di aritmie minacciose e di morti improvvise. Lo sport praticato una volta a settimana e interrotto bruscamente è dannoso.

L’allenamento migliora inoltre il livello generale delle funzioni fisiologiche e lo mantiene nel tempo.

Alcuni studi scientifici affermano che l’esercizio fisico ridurrebbe del 25% i rischi di mortalità da ICTUS. Infatti, la probabilità di un attacco cardiaco risulta essere maggiore nelle persone sedentarie di sesso maschile rispetto a coloro che praticano sport.

Per sport non si intendono eccessive performance, sforzi e la pratica di complicate attività, ma è sufficiente un livello appena accettabile di moto come ad esempio passeggiare. Infatti anche durante l’attività motoria è importante mantenere la propria frequenza cardiaca tra i 60 e 100 battiti al minuto.

Le attività sportive preventive possono essere ad esempio il nuoto, tennis, footing possibilmente all’aperto e comunque mai meno di quattro volte a settimana per non meno di 40 minuti. Devono essere eseguite con costanza, gradualità e rispettando gli adeguati tempi di recupero. Ovviamente l’attività fisica è sconsigliata quando fa caldo o troppo freddo, dopo aver mangiato abbondantemente o, al contrario, senza aver mangiato (ci si deve alimentare almeno 3 ore prima dell’attività fisica).

Quando la persona ha già avuto una patologia cardiaca e/o è stato operato per correggere una patologia coronarica, diventa fondamentale l’attività fisica controllata per migliorare l’efficacia dell’intervento e prevenire ulteriori recidive.

Quale ginnastica è maggiormente consigliata?

Si inizia con movimenti singoli, detti propedeutici, per sviluppare i giusti livelli di forza, coordinazione, flessibilità ed equilibrio. Solo in una seconda fase si combinano gli esercizi tra loro.

In generale le attività più impiegate per rinforzare cuore e arterie sono:

  • esercizi aerobici, idonei per l’allenamento dei muscoli e all’aumento del fiato. Si usano, di solito, cyclette o tapis roulant e dopo delle sessioni in palestra la persona è bene che continui ad andare a passeggiare anche all’aperto per rinforzare la sua autonomia;
  • ginnastica calistenica, una pratica molto antica che permette di performare movimenti armonici, si ripetono azioni varie volte, fino ad abituare il corpo a svolgerle nel miglior modo possibile. La ginnastica calistenica viene utilizzata sia in condizioni di prevenzione ma anche a scopo riabilitativo per soggetti molto decondizionati (anziani, convalescenti, persone molto sedentarie). Sfrutta tutti i benefici degli esercizi a corpo libero di tipo funzionale, aerobico e anaerobico. Esalta il movimento con un lavoro di forza ed equilibrio, coinvolgendo tutte le fasce muscolari in modo graduale;
  • stretching muscolare, si basa sull’allungamento di muscoli e legamenti con movimenti di trazione lenti fatti in autonomia o con l’aiuto del fisioterapista. Questa attività permette di avere più elasticità e muoversi meglio.

Per concludere è possibile dire che non è mai tardi per iniziare a svolgere una adeguata attività fisica; non si deve arrivare a pensare che con l’età la possibilità di migliorare la propria efficienza fisica diminuisca, ma si deve cercare invece di mantenerla costante il più a lungo possibile.

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PALPITAZIONI AL CUORE: COSA SONO, SINTOMI, CAUSE

Cosa sono le palpitazioni al cuore

Le palpitazioni sono battiti cardiaci violenti o accelerati che generalmente si possono avvertire nel petto, nella gola o nel collo. Come riportato dall’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità, le palpitazioni sono causate da accelerazioni del battito cardiaco. Quando si verificano il ritmo cardiaco può essere normale o anomalo. Generalmente il cuore umano batte tra le 60 e le 100 volte al minuto. Possono derivare da situazioni di stress, da attività fisica troppo intensa, da farmaci o, in qualche raro caso, da malattie.

Negli atleti o nelle persone che assumono farmaci per rallentare il ritmo cardiaco i battiti possono essere meno di 60 (bradicardia). Al contrario, se la frequenza cardiaca supera i 100 battiti al minuto la persona soffre di tachicardia, mentre i battiti cardiaci in più si chiamano extrasistoli.

Sebbene siano motivo di preoccupazione, le palpitazioni solo in casi rari possono provocare conseguenze più gravi come un disturbo cardiaco serio o come una irregolarità del battito (Fibrillazione Atriale o aritmia).

I sintomi delle palpitazioni al cuore

Quando si avvertono delle palpitazioni è come se sentisse un salto del battito del cuore, che provoca un senso di scuotimento al petto, un ritmo anomalo del battito, un’accelerazione del battito oppure un ritmo del battito del tutto irregolare.

Queste sensazioni, come anticipato, si possono avvertire sia in condizioni di riposo, sia in movimento a livello della gola, del collo e, in generale, del torace. Se si tratta di fenomeni che durano pochi attimi, la maggior parte delle volte innocui. Se invece palpitazioni si avvertono con frequenza crescente oppure attraverso un dolore al torace, svenimento , respiro corto e affannoso o sensazione di capogiri e vertigini allora è necessario rivolgersi al medico che può suggerire di sottoporsi al monitoraggio nelle 24 ore della frequenza cardiaca, tramite holter cardiaco per verificare che non vi siano problemi seri al cuore oppure di un regolare monitoraggio della pressione arteriosa con un dispositivo in grado di osservarne la frequenza cardiaca ed in particolare la presenza di Fibrillazione Atriale, come propone Microlife con AFIB Advanced Easy, il dispositivo più preciso e affidabile secondo i rigidi protocolli  AAMI/ESH/ISO.

Le cause delle palpitazioni al cuore

Le cause più frequenti di palpitazione sono riassumibili in stati emotivi dovuti a stress, ansia o attacchi di panico, attività fisica eccessiva (in particolare in condizioni di caldo intenso in estate), depressione, uso di sostanze come caffeina, bevande energizzanti, nicotina, cocaina, anfetamine e decongestionanti nasali a base di pseudo efedrina, usati in caso di raffreddore o tosse, febbre, variazioni a livello ormonali, dovute al ciclo mestruale, gravidanza o menopausa, alti o bassi livelli di ormoni tiroidei.

Le cause possono essere legate anche ad interventi chirurgici al cuore, ipertiroidismo o cardiopatie, con aritmia o deficit della funzione cardiaca che sono responsabili di tachicardia, un ritmo cardiaco accelerato, o, al contrario, un battito troppo lento ovvero bradicardia.

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IPERTENSIONE E CALDO: COME COMPORTARSI

L’estate rappresenta gioia e dolori per le persone che soffrono di Ipertensione: se da un lato, infatti, l’aumento delle temperature può far calare i valori di massima e minima durante il giorno, dall’altro è necessario prestare attenzione per evitare cali pressori eccessivi, proteggendosi dal caldo e dalle giornate afose, soprattutto quando si assumono farmaci anti-ipertensivi.

Oggi si parla infatti di stagionalità dell’Ipertensione: da varie ricerche risulta che la Pressione (sia sistolica che diastolica) aumenti lievemente in inverno, si abbassi in estate e si assesti su valori intermedi in autunno e primavera. Questo fenomeno sembra più accentuato negli anziani, il ruolo chiave sembra averlo, la vasodilatazione arteriosa, chiamata anche cutanea, indotta dal caldo, il quale provoca una diminuzione delle resistenze vascolari periferiche e la riduzione del volume del sangue in circolazione legata alla sudorazione eccessiva ed alla perdita di liquidi e di sodio, che non vengono reintegrati in modo sufficiente, soprattutto nei pazienti anziani che notoriamente bevono poco. Inoltre è sempre durante l’estate che aumenta maggiormente la pressione notturna e questo potrebbe essere attribuito ad una qualità del sonno peggiore a causa del clima afoso e all’utilizzo eccessivo di aria condizionata, sia di giorno che di notte che influenza una maggiore variabilità della Pressione nell’arco delle 24 ore. I pazienti ipertesi e cardiopatici sono particolarmente suscettibili agli effetti negativi del caldo e possono manifestare episodi di Ipotensione Arteriosa, ovvero una diminuzione della Pressione Arteriosa, soprattutto nel passaggio da una posizione sdraiata ad una posizione eretta.

I repentini abbassamenti dei valori pressori possono determinare sintomi piuttosto fastidiosi come stanchezza, nausea, affaticamento, gambe deboli, vista offuscata, vertigini e nei casi più gravi a veri e propri collassi.  Se tali fenomeni si verificano di frequente e con una certa intensità è necessario contattare il medico che sarà in grado di fornire i giusti consigli sulle modalità di intervento.

Una domanda che può sembrare banale ma che sorge spontanea è come mai il caldo crea problematiche nei pazienti ipertesi?

Il caldo può aumentare esponenzialmente l’effetto di molti farmaci utilizzati per la cura dell’Ipertensione Arteriosa e di molte malattie cardiovascolari. Durante la stagione calda è opportuno, quindi, effettuare un controllo autonomo più assiduo della Pressione Arteriosa, tramite dispositivi clinicamente validati, precisi e affidabili e richiedere il parere del medico curante per eventuali aggiustamenti della terapia (soprattutto per dosaggio e tipologia di farmaci).

CONSIGLI PRATICI

Il primo consiglio è indubbiamente quello di bere molta acqua, almeno 1 litro al giorno, per reidratarsi e contrastare la perdita dei liquidi e sali minerali causati dalla sudorazione evitando bevande fredde, alcoliche, zuccherate, gassate. Anche bagnarsi spesso con acqua fresca le mani, i polsi, le caviglie, i piedi, il viso, ed il collo aiuta il corpo alla reidratazione e a ritrovare una sensazione di benessere.

 In secondo luogo è fondamentale evitare di esporsi direttamente ai raggi solari coprendosi il capo, vestirsi in modo leggero per facilitare la termoregolazione e in particolar modo di praticare sport o sforzi fisici nelle ore più calde della giornata: in particolare evitare le ore più calde tra le 12 e le 18.

Un altro importante consiglio è quello di aumentare il consumo di cibi freschi, in particolare frutta, anche secca, e verdura (ricchi in acqua e potassio come le albicocche, i pomodori, i cetrioli, l’anguria, il melone e le banane), anche sotto forma di frullati o centrifugati, assumere pasti leggeri e conservare correttamente i cibi. Preferire il pesce alla carne e i formaggi freschi a quelli stagionati.

Altre fondamentali misure preventive sono:

  • misurare frequentemente la Pressione, possibilmente a domicilio con apparecchi al braccio, facili ma precisi e affidabili, come Microlife AFIB Advanced Easy;
  • porre grande attenzione alla presenza di sintomi legati ad Ipotensione come spossatezza, giramenti di testa, sudorazione, sensazione di svenimento;
  • evitare di alzarsi velocemente dal letto, che potrebbe portare anche perdita di coscienza (sincope) e abituarsi a passare dalla posizione sdraiata a quella seduta e, dopo qualche istante, alla posizione eretta). Se bisogna alzarsi dal letto, soprattutto nelle ore notturne, è necessario non farlo mai bruscamente, ma fermarsi in posizioni intermedie (esempio: seduti al bordo del letto per alcuni minuti) prima di alzarsi in piedi;
  • dormire con le gambe sollevate su di un cuscino, in quanto come già detto, il caldo rallenta la circolazione e favorisce il ristagno di liquidi negli arti inferiori causando abbassamenti di pressione;
  • utilizzare un ventilatore, o un condizionatore ove sia possibile.

Qualora ce ne fosse bisogno e sempre sotto controllo medico, andrebbe ridotta la terapia antipertensiva, riducendo il dosaggio dei farmaci stessi e in alcuni casi nei pazienti con ipertensione notturna spostare l’assunzione delle medicine alla sera anziché di giorno.

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INSONNIA E IPERTENSIONE: UNA CORRELAZIONE POCO CONOSCIUTA

Uno studio del gruppo di Tang, riportato sulla prestigiosa rivista Hypertension mette in luce un aspetto poco conosciuto, ovvero come la qualità del sonno incida sui valori della Pressione. In particolare, come riporta la SIIA (Società Italiana Ipertensione Arteriosa), la presenza di insonnia determina un aumento del rischio di Ipertensione. I risultati allo studio hanno dimostrato come la presenza di insonnia ha determinato un incremento del rischio di Ipertensione oltre il 300%.

L’argomento fino a qualche anno fa era poco conosciuto perché la medicina si basava sullo studio dell’impatto dei principali fattori di rischio cardiovascolari (Ipertensione, Fibrillazione Atriale…) nelle ore di veglia e non anche sulla durata e la qualità del sonno.

Oggi sappiamo che il momento di maggiore incidenza di ICTUS ricade proprio nelle prime ore della mattina nel momento di sonno-veglia (ovvero alle ultime ore del sonno prima del risveglio) e anche che lo scarso controllo dei valori della Pressione, della Fibrillazione Atriale e della glicemia si associa ad un aumentato rischio di sviluppare complicanze cardiovascolari.

Sempre attraverso lo studio sopraindicato sono emersi dati davvero interessanti:
1- L’aumentato rischio di ICTUS e di complicanze cardio e cerebrovascolari è indipendente dalla presenza di fattori di rischio concomitanti, come età avanzata, sesso, indice di massa corporea elevato, indice apnea-ipopnea aumentato, diabete, fumo, uso di alcool o di caffeina. Gli autori nella rivista Hypertension riportano che “rispetto ai normali dormitori che si sono addormentati in fretta, le persone con insonnia che hanno avuto bisogno di più di 14 minuti per addormentarsi durante il giorno avevano tre volte di più le probabilità di avere valori di pressione sanguigna alta o la diagnosi medica di ipertensione”

2- La frequenza di Ipertensione è risultata maggiore nei soggetti con insonnia in modo direttamente proporzionale alla durata degli episodi di risveglio (“arousal”).

3- I livelli di Pressione Arteriosa sono risultati accresciuti nei soggetti con insonnia in modo direttamente proporzionale alla durata degli episodi di risveglio, sia per la pressione sistolica che per la pressione diastolica.

A tal proposito, da diversi anni le raccomandazioni delle linee guida europee per la diagnosi e la cura dell’Ipertensione sottolineano l’importanza di considerare la persona con Ipertensione Arteriosa nella sua complessità, intesa come profilo di rischio cardiovascolare. In questa complessità potrebbe trovar presto spazio anche l’inquadramento delle abitudini del sonno e l’analisi del ritmo sonno-veglia, al fine di personalizzare gli interventi terapeutici anche in base a queste caratteristiche personali e cliniche e garantire un efficace e persistente controllo dei valori pressori durante le intere 24 ore, sia durante le ore di veglia che durante le ore di “meritato riposo”.

La qualità del sonno può influire molto sull’aumento della Pressione Arteriosa. Dormire ad esempio sul lato destro è l’ideale per chi soffre di Pressione alta. In questa posizione, infatti, il cuore avrà più spazio sul lato sinistro della cavità toracica, portando a un lieve abbassamento della Pressione. Il fianco destro è una buona ‘medicina’ anche per il cervello e il sistema nervoso.

In generale si raccomanda uno screening continuo per la Pressione alta di tutti gli adulti di età superiore ai 18 anni, a prescindere dal sonno. Lo screening della Pressione Arteriosa così come quello della Fibrillazione Atriale riduce i danni e il rischio di ICTUS. Fare la diagnosi di Ipertensione basata solo su una lettura dal medico per alcune persone può portare a dati poco efficaci. Questo può accadere per le persone che si suggestionano particolarmente in uno studio medico e che possono pertanto avere la Pressione alta all’interno dello studio medico e normale al di fuori. Per questo motivo, viene consigliato che le misurazioni della Pressione siano ripetute fuori lo studio medico durante il corso della giornata prima di confermare che la Pressione alta sia sintomo di Ipertensione.

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ALIMENTAZIONE SALUTARE E PREVENZIONE ALL’ICTUS

Si crede che l’ICTUS colpisca prevalentemente gli anziani, ma solo in Italia esistono più di 30.000 persone giovani che ne sono state colpite, anche in modo invalidante. Ogni 6 secondi una persona nel mondo viene colpita da ICTUS al cervello, indipendentemente dall’età o dal sesso. In Italia ogni giorno 660 persone, circa 240.000 ogni anno, vengono colpite da ICTUS. Tuttavia, come abbiamo visto, non solo è una patologia che si può curare, ma si può prevenire nell’80 % dei casi.

Per l’ICTUS, come del resto per le diverse malattie cardiovascolari, la chiave per diminuire i rischi si chiama prevenzione. La prevenzione si fa misurando costantemente la Pressione Arteriosa, monitorando la presenza di Fibrillazione Atriale e mantenendo uno stile di vita sano e salutare. Ben 8 ictus su 10 potrebbero essere evitati seguendo questi consigli. A dichiararlo è la Dottoressa Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia ODV (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale).  In tal senso seguire una alimentazione bilanciata e sana come quella prevista dalla dieta mediterranea conta molto, visto che esistono cibi ad “azione protettiva” che andrebbero assunti con regolarità.

Quanto e cosa mangiare?

Da differenti studi emerge che se si incrementa l’introito di cibi fortemente consigliati in prevenzione come vegetali, alimenti ricchi di fibre o yogurt cala il rischio di ICTUS ischemico. Avere delle abitudini alimentari corrette previene una serie di malattie che potrebbero aggravarsi con il tempo.

Studi scientifici dimostrano come il consumo di olio d’oliva, frutta, verdura e pesce azzurro possa ridurre il rischio di ICTUS fino al 20%. In particolare, consumare agrumi, mele, pere e verdure a foglia contribuisce molto alla protezione. Per questo, gli esperti consigliano di consumare almeno 3 porzioni di vegetali al giorno.

In particolare, grazie al contributo del gruppo di lavoro della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), si è scoperto che una corretta alimentazione aiuterebbe a prevenire anche l’ICTUS.

In ogni caso ci sono dei piccoli accorgimenti quotidiani che, se inseriti e bilanciati in una dieta pensata ad hoc, possono contribuire alla prevenzione di ICTUS. Ad esempio:

  • Frutta e verdura sono tra gli alimenti più salutari. In questo senso, l’ESC (Società Europea di Cardiologia) raccomanda il consumo di almeno 400 grammi giornalieri di frutta e verdura.
  • Il pesce, soprattutto se azzurro è una fonte di omega-3 e vitamine del gruppo D e B. In generale, suggeriscono gli esperti, è consigliato portare in tavola salmone, pesce spada, pesce azzurro o trota almeno 2 volte alla settimana.
  • Il consumo di carni rosse e lavorate apporta un’alta percentuale di sodio, colesterolo e grassi saturi che concorrono ad aumentare il rischio di ICTUS, è consigliabile limitarne l’assunzione.
  • La frutta secca, se consumata regolarmente in quantità minima, è molto salutare.
  • Grazie al contenuto di fibre, vitamine e minerali i cereali integrali attivano un significativo contributo alla prevenzione di ICTUS. L’ESC consiglia un quantitativo di fibre alimentari variabile tra i 30 e i 45 grammi al giorno.
  • Anche un alto consumo di olio di oliva extravergine, che rientra tra le caratteristiche principali della dieta mediterranea, viene considerato come uno degli elementi che contribuisce maggiormente a proteggere il sistema cardiovascolare. Al contrario, bisognerebbe limitare il consumo di grassi e condimenti di origine animale.
  • Il consumo moderato di cioccolato fondente è ottimo per la prevenzione dell’ICTUS grazie alla presenza di flavonoidi.
  • Latte e latticini vengono associati a una minore incidenza di ICTUS grazie all’apporto di calcio, magnesio e potassio.
  • Tra le bevande che si dovrebbero e/o potrebbero consumare con moderazione troviamo caffè e tè. Sono invece sconsigliati, invece, alcol e bevande zuccherate. Ad esempio 1 bicchiere di vino al giorno rappresenta la dose massima.
  • Tra gli alimenti da ridurre, naturalmente compare il sale, per il quale non dovrebbero essere superati i 5 g al giorno e sarebbe preferibile evitare fast food così come tutto ciò che è lavorato industrialmente (i cosiddetti cibi spazzatura).
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UNO STILE DI VITA SALUTARE È ALLA BASE DELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI

A cura di
Dott. Giuliano Ermini
Presidente provinciale a Bologna della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG). Ha portato avanti più di 20 pubblicazioni a stampa in tema di prevenzione cardiovascolare, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco e gastroenterologia.


Uno stile di vita salutare è alla base della prevenzione delle malattie cardiovascolari. Fra queste malattie, l’ICTUS cerebrale è una delle più gravi sia per la morte sia per gli esiti invalidanti che può determinare; tutti conoscono la paralisi parziale o totale di un lato del corpo causata da questo evento. 

Una dieta appropriata, la sospensione del fumo di sigarette ed un’attività fisica adeguata costituiscono i pilastri di questo stile di vita salutare.

PRINCIPI GENERALI DI UNA SANA ALIMENTAZIONE

Considerando la dieta, va anzitutto detto che questa si deve valutare sia dal punto di vista quantitativo (le calorie da assumere giornalmente), che qualitativo (i tipi di alimenti da consumare).

Un adeguato apporto calorico dovrebbe mantenere il nostro peso corporeo entro i limiti definiti normali in base alla nostra altezza; per definire questa normalità si usa l’Indice di Massa Corporea (IMC o BMI all’inglese, di uso più frequente) che viene calcolato dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza in metri.

E’ importante per la nostra salute mantenere un BMI entro i limiti della norma, che vanno da 20 a 24,9.  Una persona obesa o sovrappeso è più a rischio di malattie cardiovascolari e potrebbe avere più problemi dell’apparato respiratorio e di quello locomotore, senza dimenticare che molti tumori sono più frequenti nelle persone obese.

Anche il diabete (una delle malattie più a rischio di gravi eventi cardiovascolari) è più frequente nelle persone sovrappeso/obese, tanto che il rischio di contrarre questa malattia è 6-7 volte maggiore in chi ha un BMI maggiore di 30 rispetto a chi l’ha minore di 25.

Uno studio olandese ha calcolato che una persona di 40 anni, che non fuma né ha mai fumato, con un BMI maggiore di 25 ha un’aspettativa di vita ridotta di 3 anni e di 6 anni se il BMI è superiore a 30.

Oggi tutti sanno che una quota elevata e persistente di colesterolo, trigliceridi o glucosio nel sangue determina di solito malattie di cuore e di arterie, come ormai è risaputo che l’uso eccessivo di sodio contenuto nel sale da cucina (cloruro di sodio) e in molti conservanti può determinare aumento della Pressione Arteriosa e di conseguenza questo tipo di malattie, l’ICTUS in particolare.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità un consumo quotidiano salutare di sale non dovrebbe superare i 5 grammi (un cucchiaino da tè), mentre uno studio eseguito alcuni anni fa dall’Istituto Superiore di Sanità nelle varie regioni italiane ha trovato che solo il 4% degli uomini ed il 13% delle donne consumano questa quantità; la media quotidiana negli uomini è di 11 grammi e quella delle donne 9 grammi, differenza determinata dal fatto che di solito le donne mangiano meno degli uomini. 

Gli interventi per ridurre l’apporto di sale sono diversi, ad esempio: evitare di aggiungerlo nel condire la verdura (usando come insaporenti limone e spezie varie), cucinare gli alimenti senza sale ed aggiungerlo ad alimento cotto, evitare i cibi preconfezionati (di solito ricchi di sodio come conservante), preferire il pane insipido e limitare i prodotti da forno (grissini, cracker…)

Anche l’assunzione di bevande alcoliche ha un ruolo importante nel prevenire le malattie cardiovascolari.  Se l’ingestione di quantità modiche (corrispondenti ad un bicchiere di vino a pasto, meglio se rosso perché più ricco di sostanze antiossidanti) si può considerare utile soprattutto nella prevenzione dell’infarto cardiaco, dosi maggiori comportano un rischio più alto di ICTUS, soprattutto se assunte in breve tempo.

Una alimentazione qualitativamente salutare prevede l’assunzione di carboidrati (sinonimi glucidi o zuccheri), proteine e lipidi (sinonimo grassi) in proporzioni adeguate; questo significa assumere il 55-60% delle calorie del fabbisogno giornaliero sotto forma di carboidrati, il 25-30% sotto forma di grassi e il 15% sotto forma di proteine. Rientra anche fra i principi generali della sana alimentazione assumere abitualmente verdura e frutta, almeno nella quantità di 5 porzioni al giorno, il cui consumo assicura un adeguato apporto di vitamine, sali minerali ed acqua con una bassa quantità di calorie.

Una scelta corretta dei vari componenti di queste sostanze nutrienti gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.

CARBOIDRATI

I carboidrati si dividono in semplici e complessi; i primi sono essenzialmente il saccarosio (lo zucchero di uso quotidiano) che viene usato per dolci e bevande zuccherate.                        

I carboidrati che dovremmo sempre preferire nella dieta quotidiana sono i carboidrati complessi, così detti perchè costituiti dall’unione di più molecole di uno stesso zucchero o di zuccheri diversi. I carboidrati complessi sono meno facilmente assorbibili e di conseguenza assunti più lentamente dal nostro apparato digerente; questo fa in modo che non si abbia in circolo quell’innalzamento veloce della quota di glucosio (glicemia) per contrastare la quale l’organismo mette in atto reazioni complicate che a lungo andare danneggiano le nostre arterie.

L’amido o meglio gli amidi, perché sono di tipo diverso nei vari cereali e nelle patate, sono i carboidrati complessi che ingeriamo più comunemente con la dieta, assieme alla cellulosa; quest’ultima costituisce la quota più importante delle fibre alimentari, contenute soprattutto nelle verdure e nei cereali non raffinati (contenenti crusca) ed è importante perché ha una bassa quota calorica, determina un senso di “stomaco pieno”, non viene assorbita dall’intestino favorendone lo svuotamento ed assorbendo acqua ed altri nutrienti come gli zuccheri semplici ne diminuisce la quota assunta.

LIPIDI

I grassi o lipidi giocano un ruolo molto importante nel determinare le malattie cardiovascolari. Tutti ormai sanno che il deposito di questi grassi negli strati più interni delle nostre arterie può determinare restringimenti (stenosi) tali da aumentare il rischio di infarto e il rischio di ICTUS. Anche i lipidi che ingeriamo normalmente con i cibi si dividono essenzialmente in due grandi gruppi: i lipidi costituiti da acidi grassi saturi e quelli costituiti da acidi grassi insaturi. I grassi saturi sono essenzialmente nei grassi animali (es. burro), quelli insaturi sono nei grassi vegetali (olii, ma non in tutti – vedi tabella) e nel pesce.

 Il colesterolo LDL ematico, che è il maggior responsabile degli eventi patologici accennati sopra, è determinato da predisposizione genetica e dall’assunzione di cibi ricchi in acidi grassi saturi.

Se non si può incidere sulla quota di colesterolo causato da cause genetiche, se non con farmaci adeguati, lo si può invece fare sulla quota determinata dall’alimentazione, ingerendo soprattutto grassi insaturi e quindi preferendo al burro l’uso dell’olio e cercando di consumare pesce più volte alla settimana, meglio se pesce azzurro che ne contiene una quota maggiore.                                               

La tabella illustra molto schematicamente dove sono presenti i vari tipi di grassi.

Un accenno anche agli alimenti ricchi di colesterolo (uova, molluschi, crostacei): sono erroneamente ‘demonizzati’, perché il colesterolo assunto tramite questi cibi, che contengono pochi grassi saturi, non diventa il colesterolo circolante nei nostri vasi sanguigni.

PROTEINE

L’assunzione della percentuale proteica nell’alimentazione corretta, prevede la preferenza delle proteine di origine vegetale rispetto a quelle di origine animale. Una riduzione della percentuale di proteine nell’alimentazione è doveroso in caso di insufficienza renale, se la funzionalità renale e normale o solo lievemente ridotta è bene assumere una quota percentualmente normale di proteine per evitare la perdita della massa muscolare o sarcopenia (inevitabile comunque nell’invecchiamento) e le conseguenze ad essa correlate (cadute, disabilità, riduzione della qualità e della quantità della vita).

LA DIETA MEDITERRANEA

Quanto scritto finora può essere compendiato nella famosa dieta mediterranea, chiamata così perché inizialmente studiata nelle popolazioni di Italia centro-meridionale, Grecia e Spagna ed ispirata alla loro alimentazione. In questi paesi è (o era almeno fino ai primi anni sessanta del secolo scorso) più alta l’aspettativa di vita e minore la frequenza di malattie ischemiche di cuore e cervello rispetto alle altre regioni occidentali.

Essenzialmente la dieta mediterranea prevede abbondanti alimenti di origine vegetale (verdura e frutta di stagione, pane, pasta e cereali soprattutto integrali, legumi, noci, semi) con olio di oliva come principale fonte di grassi; formaggi e yogurt giornalieri in modesta quantità; dolci da zuccheri semplici o miele, uova, pollame e pesce qualche volta alla settimana; carni rosse qualche volta al mese; vino in quantità moderata consumato durante i pasti.

CAFFE’

Ultima considerazione riguardo al caffè, i cui effetti sono piuttosto dibattuti soprattutto in ambito non scientifico. Il caffè è uno degli alimenti più ricchi di sostanze antiossidanti naturali e di potassio e magnesio che hanno effetti benefici sul nostro organismo ed condiviso ormai da tutti gli studi sull’argomento che l’assunzione quotidiana fino a 4 tazzine di caffè non aumenta il rischio di malattie cardiovascolari ed in particolare di aritmie o di Fibrillazione Atriale, quest’ultima così importante come causa di ICTUS.                                                    

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LO SPORT FA BENE AL CUORE

Combattere la sedentarietà riduce il rischio cardiovascolare e non è mai troppo tardi per iniziare a fare attività fisica e proteggere il proprio cuore! L’attività fisica è da sempre considerata un elemento essenziale per mantenersi o restare in salute.

In uno studio pubblicato sulla rivista Heart, condotto dall’Università di Ulm e Hiedelberg in Germania, sono stati intervistati 312 soggetti con problemi cardiovascolari e 479 sani tra i 40 e i 68 anni chiedendo a tutti di descrivere, attraverso un questionario, la quantità e il tipo di attività fisica svolta fino a quel momento.

Lo studio mostrava una riduzione fino al 60% del rischio cardiovascolare per coloro che avevano fatto regolare attività fisica rispetto agli altri. Un altro aspetto emerso è che anche se tra i 20 e i 30 anni non si è fatta alcuna attività sportiva e si è ceduto un po’ alla pigrizia, iniziare a muoversi e ad essere più attivi anche dopo i 40 anni sembra essere altrettanto efficace. Le persone che hanno iniziato a fare attività sportiva intorno ai 40 anni, infatti, vedevano ridurre del 55% il proprio rischio cardiovascolare.

Un’attività fisica condotta con moderazione ma con regolarità permette all’organismo di mantenersi sano ed efficiente più a lungo, ritardando la degenerazione dei muscoli, delle articolazioni e delle strutture organiche. È scientificamente dimostrato che lo sport e l’attività fisica apportino benefici per tutto il corpo:

  • muscoli ed articolazioni si rafforzano, con miglioramenti anche nella postura e nella resistenza alla fatica quotidiana;
  • il metabolismo si ottimizza: migliora il rapporto tra massa grassa e massa magra del corpo, viene regolato lo stimolo della fame e si riequilibrano i parametri ematochimici;
  • aumenta la capacità e l’elasticità dell’apparato respiratorio, anche a riposo, per la maggiore richiesta di ossigenazione durante l’esercizio fisico
  • migliora la capacità contrattile del cuore e la sua irrorazione coronarica: a riposo, uno sportivo ha un battito cardiaco di frequenza inferiore rispetto ad una persona sedentaria, ed è meno soggetto a sbalzi di pressione; inoltre, il suo sistema circolatorio è più elastico ed ha un migliore ritorno venoso, dovuto alla maggiore efficienza della muscolatura.

L’esercizio fisico quindi contribuisce a diminuire il rischio di condizioni tipiche della vita sedentaria: l’obesità, il diabete, l’Ipertensione Arteriosa, e tutte le patologie legate al sistema cardiocircolatorio, tra cui l’infarto, una delle cause di morte più diffuse nel mondo.

QUAL È LA FREQUENZA SETTIMANALE CONSIGLIATA?

Fare attività fisica è consigliato a tutte le età, a seconda delle proprie caratteristiche e condizioni fisiche. Per ottenere buoni risultati nel miglioramento del proprio benessere cardiocircolatorio è necessario fare almeno o un’ora tutti i giorni di attività fisica come camminare a passo veloce, oppure fare sport almeno 2-3 volte a settimana per stimolare l’organismo a mettere in moto tutti i meccanismi necessari a garantire il miglioramento del funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio e quindi del cuore.

Certo, non ci si può inventare atleti da un giorno all’altro, né tutti hanno a disposizione il tempo e le energie necessarie per potersi dedicare con molto impegno ad un’attività sportiva; d’altronde, per chi non ha mai praticato sport, è necessario “partire per gradi”, senza affaticare il cuore, i muscoli e la colonna vertebrale con esercizi eccessivi o prolungati, cosa assolutamente controproducente.

La vita moderna ci ha abituato ad una serie di comodità (l’automobile, l’ascensore, la metropolitana …) che hanno sottratto alle persone l’occasione di fare anche solo un po’ di movimento fisico: qualche rampa di scale o un breve tratto di strada fatto a piedi sono un toccasana per il corpo!

Praticare sport, infatti, allevia la tensione accumulata in tutto il giorno, porta benessere a tutto l’organismo e, dopo lo sforzo, induce una piacevole sensazione di rilassatezza, che ha benefici sull’umore, sulla vita sociale e sul riposo notturno.

MA QUALI SONO GLI SPORT DA PREFERIRE?

Lo sport è amico del cuore. La sedentarietà, infatti, è uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, mentre, al contrario, svolgere una regolare attività sportiva permette di allenare e mantenere giovani cuore e vasi sanguigni.

In generale le attività anaerobiche (senza produzione di ossigeno) stressano l’apparato cardiovascolare, ma contribuiscono a bruciare grassi e a diminuire la quantità di colesterolo LDL nel sangue; gli sport aerobici (con produzione di ossigeno) come il nuoto o il ciclismo allenano il cuore, migliorandone l’efficienza e la resistenza.

La tipologia di attività da preferire per il miglioramento del funzionamento del cuore è quella aerobica (per esempio nuoto, corsa). Svolgere attività come il sollevamento pesi, è meno indicato in quanto è un tipo di lavoro che si svolge in cosiddetta “assenza di ossigeno”, e quindi produce solo un aumento della massa muscolare con un aumento importante della pressione arteriosa che si riflette sul cuore. Altre attività invece, come alpinismo, sport subacquei, ecc… hanno un rischio intrinseco riconducibile all’ambiente sfavorevole in cui vengono svolti e devono essere praticati in sicurezza e in un ottimo stato psicofisico.

Un’attività fisica sana, regolare e senza sforzi aumenta il colesterolo buono (HDL), diminuisce quello cattivo (LDL), abbassa la pressione arteriosa e i livelli di glicemia ma, soprattutto, riduce il rischio di aritmie minacciose e di morti improvvise. Le conseguenze che l’attività fisica apporta all’apparato cardiovascolare sono difficilmente schematizzabili perché ciascuno sport procura un impegno cardiaco diverso. E’ per questo importante stabilire l’applicazione di un programma di allenamento ad hoc.

LO SPORT ED IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE

Tra i fattori di rischio per le malattie cardiache oltre al fumo, l’ipercolesterolemia e l’ipertensione arteriosa è stata recentemente inserita la sedentarietà o mancata attività fisica. Questo perché si ritiene che l’attività fisica svolta da soggetti sedentari per una durata di 30 minuti quotidiani, riduce i rischi di cancro dell’intestino e del colon, di osteoporosi, ipertensione arteriosa, depressione, ansietà e stress.

È inoltre doveroso precisare che, quando si parla di attività fisica, non ci si riferisce esclusivamente agli esercizi aerobici come il jogging, il footing, il ciclismo, il nuoto, ma anche ad altre attività che si effettuano quotidianamente quali salire le scale, parcheggiare l’auto lontano e camminare a piedi, il giardinaggio

I benefici che l’esercizio fisico procura si possono così sintetizzare:

  • diminuzione della pressione arteriosa media
  • diminuzione del colesterolo totale ed LDL (colesterolo cattivo)
  • diminuzione dei rischi di lesioni ortopediche
  • diminuzione del grasso corporeo
  • miglioramento dell’efficienza di cuore e polmoni
  • controllo e prevenzione dello sviluppo di diabete
  • aumento del colesterolo buono (HDL)
  • aumento dei livelli energetici
  • aumento della tolleranza allo stress ed alla depressione

SAPEVI CHE….

Nel caso in cui il paziente sia stato sottoposto a intervento chirurgico esiste una particolare ginnastica, chiamata “calistenica”, che consiste in una serie di esercizi dolci da far eseguire dopo la seconda settimana dall’infarto e dopo la terza dall’operazione, in modo da evitare un secondo infarto ed un peggioramento della malattia ischemica di fondo.

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QUANTO INCIDE LO STRESS SULLA PRESSIONE ALTA?

Ormai lo stress è diventato parte della quotidianità di tutti. Numerose ricerche al riguardo svolte negli anni hanno evidenziato la vita frenetica, il lavoro, la disoccupazione, i salari bassi, l’incertezza per il futuro e la necessità di trovare tempo per sé stessi e per i propri interessi generano un aumento di ansia che alla lunga sfocia in uno stato cronico di stress mentale ed emotivo. Se la situazione stressante si protrae eccessivamente nel tempo e con essa anche la reazione psicofisiologica allo stress, si attivano dei meccanismi compensatori che producono alterazioni stabili dei sistemi fisiologici coinvolti (cardiovascolare, respiratorio, muscolare, ghiandolare, ecc.); tali alterazioni a loro volta, negli individui predisposti, spesso producono varie patologie come le cefalee, i dolori muscolari, la sindrome del colon irritabile e l’Ipertensione. E’ emerso che vi è una correlazione tra stress cronico e l’Ipertensione, uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale con oltre 1 miliardo di soggetti colpiti e 7,5 milioni di decessi all’anno.

La maggior parte delle persone non si accorge di avere la Pressione alta, perché il disturbo inizialmente può non dare particolari sintomi. Eppure l’elevata Pressione Arteriosa rappresenta il primo fattore di rischio per ICTUS e attacchi cardiaci. Per cercare di prevenire o ridurre lo stress è importante cambiare il proprio stile di vita: dieta equilibrata, attività fisica e monitoraggio costante della Pressione Arteriosa. A tal proposito un grande aiuto viene dai nuovi dispositivi tecnologici presenti sul mercato, leggeri, maneggevoli, semplici da utilizzare, ma soprattutto affidabili e precisi nei risultati. Microlife, leader nel settore dei misuratori di Pressione, ad esempio, propone AFIB ADVANCED EASY, il dispositivo pluri validato scientificamente che dispone della tecnologia MAM, 3 misurazioni con 1 click, e rileva la Fibrillazione Atriale con la tecnologia brevettata AFIB Advanced.

QUAL E’ IL METODO E IL MOMENTO PIÙ ADATTO PER MISURARE LA PRESSIONE?

Innanzitutto per controllare la Pressione Arteriosa ed accertarsi se si soffre o meno di Ipertensione Arteriosa bisogna effettuare un periodo di monitoraggio come consigliato dal medico.

È inoltre fondamentale sapere come misurare la Pressione Arteriosa in modo corretto, perché il risultato deve essere “giusto” e, quindi, utilizzabile dal medico per un’eventuale diagnosi.

Prima della misurazione è importante stare a riposo per almeno cinque minuti. E’ meglio effettuare ogni volta almeno due misurazioni successive (la mattina e la sera) e fare la media delle misurazioni. Per evitare costrizioni, non indossare indumenti troppo aderenti e che possano costringere la vita e il braccio e non arrotolare le maniche della camicia che normalmente non interferiscono con il bracciale anche se questo viene indossato sopra. Evitare di misurare la Pressione se siete troppo affamati o se dovete andare in bagno, evitate le misurazioni dopo il caffè e le sigarette. E’ importante precisare che soprattutto per chi soffre di Ipertensione è bene iniziare a smettere di fumare e a bere troppi caffè. La nicotina ha un effetto dannoso sulla Pressione Arteriosa perché riduce l’apporto di ossigeno alle nostre cellule, accelera il battito cardiaco e restringe i vasi sanguigni. Sempre affinché la misurazione avvenga in modo corretto è necessario stare seduti comodamente e ben appoggiati allo schienale; non incrociare in alcun modo le gambe o i piedi; appoggiare il braccio sul tavolo facendo attenzione che sia all’altezza del cuore; effettuare la misurazione della Pressione sempre sullo stesso braccio (in genere il sinistro).

È consigliabile che il medico effettui alla prima visita una doppia misurazione a entrambe le braccia per determinare dove misurare la Pressione successivamente. Dopodiché è importante che le misurazioni avvengano nel braccio con la Pressione più alta: indossare il bracciale correttamente intorno al braccio (come indicato nel manuale d’uso del dispositivo) facendo attenzione che questo sia della dimensione adeguata; stringere il bracciale, ma non troppo; assicurarsi che il bracciale sia posizionato 2 cm sopra il gomito. L’indicatore dell’arteria, normalmente riportato sul bracciale, deve essere posizionato sopra l’arteria che corre lungo il lato interno del braccio. Durante la misurazione non muoversi, rilassare i muscoli del braccio, respirare normalmente e non parlare; misurare una prima volta la Pressione dopo aver appoggiato il braccio al tavolo da almeno 1 minuto; effettuare almeno una seconda misurazione, tre sarebbero meglio, con una pausa non inferiore ai 15 secondi tra una misurazione e l’altra; se l’apparecchio non memorizza le misurazioni o viene utilizzato da più persone in famiglia, annotare subito i risultati ad esempio sulla specifica Agenda della SIIA (Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa).

PRESSIONE MINIMA ALTA: COSA FARE?

In caso di Pressione alta o Ipertensione si hanno forti sollecitazioni ai vasi sanguigni, che a lungo andare rischiano di rompersi generando un ICTUS oppure il cuore può andare in sofferenza a causa di sforzi eccessivi e si ha un infarto.

Con un valore di 140/80 mmHg andrà preso come riferimento il valore più elevato della Sistolica (140 mmHg) che indicherà una “Pressione Arteriosa alta” (135-160 mmHg).

Analogamente con un valore di 130/90 mmHg andrà preso come riferimento il valore della Diastolica (90 mmHg) che indicherà una “Pressione Arteriosa alta” (85-100mmHg).

In caso di valori sopra indicati innanzitutto bisogna rivolgersi al proprio medico di famiglia che eventualmente sottoporrà ad una terapia farmacologica con farmaci in grado di ripristinare la Pressione arteriosa ottimale. Essendo le cause dell’Ipertensione varie e disparate, non sempre la terapia scelta in prima istanza dal medico si rivela veramente efficace, ma il medico potrà cambiare diverse volte il regime terapeutico prima di giungere a quello definitivo ed efficace per la propria situazione.

Ovviamente, come precedentemente anticipato anche una dieta equilibrata può aiutare sia a prevenire sia a migliorare la condizione delle persone Ipertese. Per questo motivo è fondamentale bere molta acqua, prediligere una dieta povera di sodio, limitando il consumo di sale, cibi insaccati, inscatolati, cibi pronti, salse. Mentre sono molto indicate fonti alimentari di potassio come banane, mele, arance, asparagi, cavoli, cipolle, aglio, prezzemolo, sedano…

Oltre a una dieta equilibrata è fortemente consigliata l’attività fisica. Sarebbe sufficiente perdere il 10% del peso corporeo per ottenere, nel soggetto iperteso, un abbassamento di 10 mm/Hg della Pressione Arteriosa.  Devono essere privilegiate le attività aerobiche, cioè di resistenza, come la corsa, la camminata veloce, il ciclismo, il nuoto; vanno invece assolutamente evitate quelle di potenza, come il sollevamento pesi, e comunque tutte le discipline in cui il meccanismo lattacido è preponderante. 3-4 volte la settimana costituisce la frequenza ottimale per fare attività fisica, anche per consentire all’apparato cardiovascolare di mettere in atto quegli adattamenti che potrebbero evitare il ricorso ai farmaci, e che in ogni caso agiscono in perfetta sincronia con essi.

Palmira Nessun commento

Microlife, IL PRIMO ALGORITMO VALIDATO E ACCURATO PER LA MISURAZIONE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA IN PAZIENTI CON FIBRILLAZIONE ATRIALE

Microlife Watch BP Office ha ottenuto la validazione scientifica, secondo gli standard internazionali AAMI/EHS/ISO (ISO 81060-2:2018) per la misurazione della Pressione Arteriosa in pazienti con Fibrillazione Atriale.

È la prima volta che un dispositivo automatico per la misurazione della Pressione Arteriosa, Microlife Watch BP Office, supera il protocollo di validazione sull’accuratezza della misurazione della Pressione Sistolica e Diastolica in pazienti con Fibrillazione Atriale!

Questo incredibile risultato è stato possibile grazie all’eccellenza di Microlife che per prima nel 2010 ha sviluppato un algoritmo per la rilevazione della Fibrillazione Atriale, validato in 13 pubblicazioni scientifiche internazionali.

Oltre 10 anni di ricerca hanno permesso di progettare un nuovo algoritmo che in caso di rilevazione della Fibrillazione Atriale sia in grado di misurare correttamente la Pressione anche in caso di battito irregolare o caotico.

Questa rivoluzione diagnostica è stata documentata in un recente studio Automated blood pressure measurement in atrial fibrillation: validation process modification and evaluation of a novel professional device which detects atrial fibrillation and adapts its blood pressure measurement algorithm svolto dall’ Hypertension Center STRIDE-7 dell’Università di Atene e pubblicato sull’autorevole Journal of Hypertension.

Lo scopo di questo studio era quello di:

  • documentare l’imprecisione dei misuratori della Pressione automatici nella misurazione della Pressione Arteriosa in pazienti con Fibrillazione Atriale che hanno notoriamente una elevata variabilità,
  • valutare l’accuratezza del dispositivo oscillometrico professionale Microlife Watch BP Office dotato di un algoritmo per il rilevamento della Fibrillazione Atriale (AFIB) e un nuovo algoritmo specifico, che si attiva solo quando viene rilevata la Fibrillazione Atriale, in grado di misurazione la Pressione Arteriosa anche in soggetti Fibrillanti.  

I CONTENUTI DELLO STUDIO

PREMESSA

La Fibrillazione Atriale e l’Ipertensione Arteriosa spesso coesistono, in particolare negli anziani, e moltiplicano il rischio di ICTUS, disabilità cronica e morte.

Le attuali Linee Guida raccomandano la misurazione della Pressione Arteriosa nei pazienti con Fibrillazione Atriale utilizzando il metodo auscultatorio, sempre con almeno 3 misurazioni consecutive.

I dispositivi elettronici automatici sono considerati inaccurati e sconsigliati per la misurazione della Pressione Arteriosa nei pazienti con Fibrillazione Atriale.

Questa evidenza è stata documentata in diversi studi pubblicati che hanno confermato l’accuratezza in soggetti con ritmo sinusale ma non in presenza di Fibrillazione Atriale.

E’ stata inoltre rilevata la grande eterogeneità di questi studi per quanto riguardava la procedura di validazione, il metodo di misurazione della Pressione Arteriosa, la dimensione del campione, la tipologia dei dispositivi di riferimento, ecc..

Questa eterogeneità è dovuta alla mancanza di un protocollo scientifico accettato per la validazione dei misuratori automatici della Pressione Arteriosa nei pazienti con Fibrillazione Atriale.

In letteratura scientifica la validazione dell’accuratezza di un misuratore automatico della Pressione Arteriosa in pazienti con Fibrillazione Atriale è considerata la condizione più difficile.

METODI

Per superare le problematiche di validazione, in pazienti difficili, è stato recentemente approvato dalle associazioni AAMI / ESH / ISO (ISO 810600-2:2018) un nuovo protocollo universale di validazione che stabilisce standard rigidi e rigorosi. Lo studio di validazione di Microlife Watch BP Office è stato eseguito in conformità a questo protocollo.    

CARATTERISTICHE DEL DISPOSITIVO Microlife Watch BP Office

Microlife WatchBP Office è un misuratore oscillometrico professionale per lo screening cardiovascolare e la misurazione a doppio braccio (IAD), che ha un algoritmo incorporato per il rilevamento della Fibrillazione Atriale durante la misurazione automatica della Pressione Arteriosa.

L’accuratezza del dispositivo Microlife WatchBP Office nella misurazione della Pressione Arteriosa in pazienti con Fibrillazione Atriale era stata precedentemente documentata attraverso uno studio per la validazione della rilevazione della Fibrillazione Atriale che dimostrava l’accuratezza del dispositivo nella rilevazione della Pressione Sistolica (1) e un altro studio clinico che evidenziava come la triplice misurazione di Microlife (tecnologia MAM) poteva essere utilizzata nella pratica clinica per pazienti con Fibrillazione Atriale (2).

 Questo nuovo studio ha valutato una versione aggiornata del dispositivo Microlife WatchBP Office dotato di un (secondo) algoritmo aggiuntivo per la misurazione della Pressione Arteriosa, che viene attivato solo quando il dispositivo rileva automaticamente la Fibrillazione Atriale durante la misurazione della Pressione Arteriosa.

PARTECIPANTI ALLO STUDIO

Sono stati reclutati 35 pazienti con Fibrillazione Atriale. I pazienti venivano inclusi solo se erano emodinamicamente stabili e avevano una Fibrillazione Atriale persistente o permanente, confermata da un ECG recente e un’aritmia sostenuta durante tutte le misurazioni della Pressione Arteriosa auscultatoria di riferimento come richiesto nel protocollo di validazione. Alcuni pazienti sono stati sottoposti al monitoraggio con Holter ECG per 15 minuti immediatamente prima della sessione di validazione.

Lo studio ha seguito rigorosamente gli standard del protocollo universale ISO (ISO 810600-2:2018) per i pazienti difficili, in base al quale i 35 soggetti con dati completi, vengono richiesti senza criteri specifici per sesso, dimensione del braccio / bracciale o livello di Pressione Arteriosa di riferimento.

CONSIDERAZIONI

Due metanalisi degli studi hanno valutano l’accuratezza diagnostica dell’algoritmo Microlife (AFIB) per la rilevazione della Fibrillazione Atriale ed hanno dimostrato una sensibilità del 95%, specificità al 94% e accuratezza al 94%.

Per questi eccellenti risultati il NICE (National Institute for Health and Care Excellence del Regno Unito) raccomanda il misuratore della Pressione Arteriosa Microlife con tecnologia AFIB per la rilevazione della Fibrillazione Atriale.

Grazie all’algoritmo AFIB di Microlife oggi è possibile misurare accuratamente, con un algoritmo specifico la Pressione Arteriosa in presenza di questa aritmia. Questa soluzione stimolante e affidabile per la pratica clinica offre la possibilità di misurare accuratamente la Pressione, anche a livello domiciliare, in una vastissima fascia della popolazione italiana (oltre 1.300.000 di persone sono affette da Fibrillazione Atriale).

Per ottenere questa validazione è stata necessaria la sinergia tra 2 algoritmi, unici e brevettati di Microlife dimostrandosi ancora una volta all’avanguardia nella ricerca e nell’innovazione per la salute delle persone.

Bibliografia

https://journals.lww.com/jhypertension/Citation/2021/04000/Automated_blood_pressure_measurement_in_atrial.6.aspxù

1. Stergiou GS, Destounis A, Kollias A, et al. ACCURACY OF AUTOMATED OSCILLOMETRIC BLOOD PRESSURE MEASUREMENT IN PATIENTS WITH ATRIAL FIBRILLATION: 1A.04. Journal of hypertension. 2011;29:e2.

2. Halfon M, Wuerzner G, Marques-Vidal P, et al. Use of oscillometric devices in atrial fibrillation: a comparison of three devices and invasive blood pressure measurement. Blood pressure. 2017:1-8.